martedì 29 settembre 2015

"Absit iniuria verbis" (Livio, storico latino 59 a.C.-17 d.C.)
Non ci sia offesa nelle parole.

Questa sera vi lascio questa frase del poeta latino Tito Livio e ne aggiungo un'altra, tratta invece dalla Bibbia che dice " Se una frusta ti colpisce, ti lascia il segno sulla pelle, ma se ti
colpisce la lingua, ti spezza le ossa.La spada uccide tante persone, 
ma ne uccide più la lingua che la spada."

Lo so che sembra strano perché tutti noi abbiamo certo più paura delle ferite del corpo che di quelle dell'anima, del dolore fisico che di quello psichico, eppure vi garantisco che le offese, gli insulti, le prese in giro che tante volte sento serpeggiare nell'aria tra i ragazzi, fanno molto molto male e le persone alle quali queste brutte parole si rivolgono non le dimenticheranno più.
Ricordo ancora chiaramente battute, che sembravano leggere e innocenti, che magari mi colpivano quando avevo la vostra età e non le ho più dimenticate.
Pensate prima di parlare, perchè le parole uscite di bocca non possono tornare indietro ma restano attaccate al cuore delle persone a cui le rivolgete.
E allora se vi vengono in mente parole storte, mordetevi la lingua e tacete; sforzatevi di pronunciare solo parole piacevoli per gli altri e buone. Come fare a sapere se gli altri saranno contenti delle nostre parole? Basta che pensiamo: questa frase mi farebbe contento? Se la risposta è sì allora urlatela senza timore!!!
N.B.: urlatela quando non ci sono io in classe, se no mi tocca darvi una nota! Battuta scherzosa, perchè se no sembro troppo seria. Un abbraccio.



Lo so che la frase è un po' scurrile ma mi ha fatto morir dal ridere!!!
Buon minion a tutti.

venerdì 25 settembre 2015

Come promesso vi trascrivo il testo del discorso tenuto da Martin Luther King il 28 agosto del 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington. 

In parte il sogno di King si è realizzato, mai avrebbe immaginato che da lì a pochi anni addirittura ci sarebbe stato un presidente degli USA di colore, ma molto c'è ancora da fare, perché in America la discriminazione è ancora forte e forte l'attrito fra cultura bianca e nera.

E soprattutto mai smettere di lottare: perchè non appena si pensa che un obiettivo è stato raggiunto e lo si da per scontato, verrà fuori qualcuno che quell'obiettivo cercherà di strapparcelo via e farà in modo che le cose tornino come erano al principio.      

Mediate ragazzi, difendete con coraggio i vostri sogni!

Buon pomeriggio.                      



                                                                   I have a dream

E perciò, amici miei, vi dico che, anche se dovrete affrontare le asperità di oggi e di domani, io ho sempre davanti a me un sogno. E’ un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno perfino lo stato del Mississippi, uno stato colmo dell’arroganza dell’ingiustizia, colmo dell’arroganza dell’oppressione, si trasformerà in un’oasi di libertà e giustizia.

Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere. Ho davanti a me un sogno, oggi!.

Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. E’ questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

Con questa fede saremo in grado di lavorare insieme, di pregare insieme, di lottare insieme, di andare insieme in carcere, di difendere insieme la libertà, sapendo che un giorno saremo liberi. Quello sarà il giorno in cui tutti i figli di Dio sapranno cantare con significati nuovi: paese mio, di te, dolce terra di libertà, di te io canto; terra dove morirono i miei padri, terra orgoglio del pellegrino, da ogni pendice di montagna risuoni la libertà; e se l’America vuole essere una grande nazione possa questo accadere.

martedì 22 settembre 2015



PER NON DIMENTICARE...

IERI



OGGI


Non vi sbagliate: la foto in alto non è l'immagine di una lussuosa crociera oltreoceano, è la foto storica di un "barcone" di emigranti italiani che approda in America, alla ricerca di fortuna.

Dal 1876 al 1915, infatti, furono ben 14 milioni gli italiani che, armati solo di speranza e di una valigia di cartone, lasciarono tutto per cercare fortuna altrove. E se per i primi 10 anni il viaggio era più semplice, perché la destinazione preferita era l'Europa, a partire dal 1886 gli italiani cominciarono a imbarcarsi per raggiungere l'America: nei quarant'anni dell'emigrazione di massa, 7 milioni e 600mila italiani attraversarono l'Atlantico diretti inizialmente in Argentina e poi anche in Brasile e StatiUniti.

Il pensiero, che oggi sono qui a condividere con voi, si lega naturalmente a discussioni fatte in classe a proposito del tema dell'immigrazione, che stiamo affrontando in geografia. Ne abbiamo discusso piuttosto a lungo e spero che ognuno di voi abbia avuto la possibilità di esprimere in classe ciò che pensava, ma mi piacerebbe che lasciaste qui qualche altra vostra riflessione, perché no, anche coinvolgendo i vostri genitori, in modo che possiate discutere anche a casa di un argomento scottante. 
Non esitate ad esprimere la vostra idea, ricordando però sempre di essere rispettosi degli altri, mai offensivi. 
Un suggerimento (se lo gradite): prima di dire o scrivere qualsiasi cosa, riflettete se quelle parole, rivolte a voi, vi offenderebbero; se così fosse, non le scrivete o pronunciate. Se facessimo tutti così sono sicura che rinunceremmo a dire molte cose!
Infine (sapete che la sintesi non è il mio dono!) vi lascio due splendide poesie, una di Rodari, l'altra di De Amicis, che mi auguro possano essere punto di partenza delle vostre riflessioni. Come sempre buon lavoro e buon divertimento, cari ragazzi.


GLI EMIGRANTI

[…] Ammonticchiati là come giumenti
Sulla gelida prua morsa dai venti,
Migrano a terre inospiti e lontane;
Laceri e macilenti,
Varcano i mari per cercar del pane.

Traditi da un mercante menzognero,
Vanno, oggetto di scherno allo straniero,
Bestie da soma, dispregiati iloti,
Carne da cimitero,
Vanno a campar d’angoscia in lidi ignoti.

Vanno, ignari di tutto, ove li porta
La fame, in terre ove altra gente è morta;
Come il pezzente cieco o vagabondo
Erra di porta in porta,
Essi così vanno di mondo in mondo.

Vanno coi figli come un gran tesoro
Celando in petto una moneta d’oro,
Frutto segreto d’infiniti stenti,
E le donne con loro,
Istupidite martiri piangenti.

Pur nell’angoscia di quell’ultim’ora
Il suol che li rifiuta amano ancora;
L’amano ancora il maledetto suolo
Che i figli suoi divora,
Dove sudano mille e campa un solo. […]

De Amicis (1182)




Il treno degli emigranti

Non è grossa, non è pesante
la valigia dell'emigrante...
C'è un po' di terra del mio villaggio,
per non restar solo in viaggio...
un vestito, un pane, un frutto
e questo è tutto.
Ma il cuore no, non l'ho portato:
nella valigia non c'è entrato.
Troppa pena aveva a partire,
oltre il mare non vuole venire.
Lui resta, fedele come un cane.
nella terra che non mi dà pane:
un piccolo campo, proprio lassù...
Ma il treno corre: non si vede più.

Rodari











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